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martedì 27 agosto 2013

La voce del silenzio

Non si può reagire con indifferenza  a certe notizie.
C'è commozione, sbalordimento, affetto i primi giorni poi la vita procede come dovrebbe procedere. Trascorre inesorabile come il tempo, e nel suo trascorrere ci saranno altre morti (e nascite) e tutto procedere come deve procedere, in maniera ciclica.
Per alcuni, il dolore non passa, non perde di intensità. Sono solo attimi. Esso viene riposto in un angolo con lo scorrere degli eventi, e capiterà che non si ricordi il volto di questa persona e questo farà ancora più male. Capiterà che una canzone, una cartolina, una foto faranno riemergere i ricordi specie quando la morte è improvvisa, quando devi accettare “semplicemente” il fatto che non potrai più rivedere questa persona. Sembrerà ridicolo, si faticherà ad accettarlo perché non è credibile. Si continuerà ad aspettare e solo quando lo ritroveremo nei pensieri, si capirà. Tutto questo non si può affrontare con spirito di rassegnazione. Andare avanti anche per queste persone ma mai da soli.
Alcuni  proseguono la propria strada conservando la memoria, altri ricordandosi del fatto come di un episodio di cronaca. Invece sarebbe istruttivo se tutti ci fermassimo a riflettere almeno per un attimo, a fermare il tempo, a fare silenzio. A non dare troppa importanza alle dinamiche, alle informazioni, ai particolari, ai ragionamenti astratti del “perché” e del per “come”.
Certe volte ci vuole solo silenzio. Uno di quelli assordanti per capire il vero senso di quello che ci circonda. Di quel silenzio quasi imbarazzante che fa trascorre pesantemente i secondi come fossero ore. Anche perché a cosa serve parlare: forse solo a creare più confusione in corpi che hanno solo bisogno di aggrapparsi ad altri corpi per non precipitare.
La morte di altri ci da l’occasione di riflettere sulla propria vita. Riflettere di quello che vogliamo fare in questo mondo, di come desideriamo abitarlo, quali sogni avere e perseguire. Sulla giovinezza, sul tempo e il suo trascorre, su quello che ci circonda.
Quanto tutto può essere labile e incontrollabile. Riflettere su quello che conta veramente, di  quello che ci rende felici. Riflettere su quello che stiamo facendo, se vale la pena farlo o fino a che punto ne vale la pena. Riflette su quello che è stato fatto e di quello che c’è ancora da fare.
Ogni tanto bisogna fermarsi, per fare il punto della situazione e sistemare le emozioni, far placare questa esplosione di sentimenti che in modo avventato ci fanno dire e fare cose anche molto stupide. Si parla, si discute, si commenta, si fa rumore per non sentire il proprio dolore o per non sentire quello che ci sta intorno perché anche questo ci infastidisce. In questi momenti bisogna stare in silenzio e sentire questa voce. Un muto conforto è più terapeutico di cori graziosi di cinguettii afflitti.

Fermiamoci a capire come possiamo fare per diventare immortali. Come possiamo far vivere noi stessi nei gesti degli altri, a far brillare la luce dei nostri occhi negli occhi di chi si ricorderà di noi.


"Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta, e ricorda quanto pace può esserci nel silenzio".




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