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martedì 7 maggio 2013

Il senso delle parole è di ogni cosa

Ho sentito varie connotazione della parola demagogia e per capire quel è l'uso corretto di tale termine ho semplicemente consultato quella cosa, che nell'era di internet è stata emarginata. il dizionario.
"In origine, genericamente, arte di guidare il popolo; in seguito (già presso gli antichi Greci), la pratica politica tendente a ottenere il consenso delle masse lusingando le loro aspirazioni, specialmente economiche, con promesse difficilmente realizzabili. Nella storia del pensiero politico il termine risale alla tipologia aristotelica delle forme di governo, nella quale rappresenta un aspetto degenerativo o corrotto della politèia, per cui si instaura un governo dispotico delle classi inferiori dominato dai demagoghi, che sono definiti da Aristotele
<adulatori del popolo> ".
questa è la definizione che l'enciclopedia Treccani fa di demagogia, una parola che nel calderone mediatico e nella degenerazione del confronto civile ha assunto significati dai contorni incerti. Ma non è la sola. Un'altra di queste è "ideologia". In questo caso mi sono spesso imbattuto in discorsi in cui questo termine assume valenza negativa suscitandomi in questo modo una confusione espressiva. Ho ripetuto sempre la stessa operazione di chiarezza per capire di cosa si stesse parlando e ho consultato sempre la Treccani che definisce ideologia come: " qualsiasi insieme di idee e valori sufficientemente coerente al suo interno e finalizzato a orientare i comportamenti sociali, economici o politici degli individui".
Non mi pare proprio una brutta parola. Chi segue un ideologia ha una visione del mondo e della sua progettualità e da questa viene guidata nell'espressione fattuale. I fatti corrispondono alle idee, e non sono mosse da altri interessi. Certamente quando l'ideologia denigra gli altri, quelli che non aderiscono a tale visione, evitando qualsiasi dialogo che metta in dubbio la sacralità delle "idee" diventa pericolosa. Questa degenerazione, però, ha un nome ben preciso, che si indica con fondamentalismo, definito sempre dalla Treccani: "(il fondamentalismo n.d.r) indica genericamente i movimenti, dapprima religiosi e culturali, poi anche sociali e politici, che, opponendosi a qualsiasi interpretazione evolutiva dei propri principi originari e fondamentali, ne propongono un'applicazione rigorosa negli ordinamenti attuali".
Questi sono esempi di come le parole abbiano perso il vero significato per assumerne altri. La capacità di discussione diventa ancora più impervia quando il mezzo con cui viene intrapresa, appunto le parole, vengono consumate fino a farle diventare bozzoli vuoti che rischiano di essere riempiti di inesattezze.
questa operazione di rottura e ricostruzione del linguaggio può trasformare la politica e la società.
Gianrico Carofiglio, nel suo libro intitolato "Manomissione delle parole" ci ricorda l'osservazione di George Steiner sul nazismo, il quale non ha prodotto "lingue creative, e solo di rado elaborato nuovi termini: molto più spesso ha saccheggiato e decomposto la lingua della comunità, manipolandola e usandola come un'arma".
E' dunque compito di tutti far vivere le parole nel loro giusto e completo significato, non farsele rubare, difenderle e tramandarle.
"Le parole sono importanti", non sono solo parole, ma significati e contenuti. Altrimenti di che cosa stiamo parlando?




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