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lunedì 20 maggio 2013

Grazie Emilia

Grazie Emilia
ti voglio semplicemente ringraziare. Per te è normale resistere alle prepotenze del destino e ricominciare a costruire meglio di prima.  Riprendersi dalle botte che non dimentichi, anzi ne fai tesoro per risollevarti dalla caduta per poi correre ancora più veloce. "Teniamo botta" è il tuo motto. Ci sei riuscita  magistralmente, diventando ancora una volta un esempio per tutti.
Sono arrivato da te per amore, anche se la scusa ufficiale era lo studio. Volevo stare più vicino alla mia ragazza di allora ma dovevo anche scegliere un buon corso di laurea specialistica attinente alla triennale e alle mie aspirazioni. Il giusto compromesso mi spinse a trasferirmi a Modena a 40 minuti di treno da dove avrei voluto essere. Per questo motivo la stazione ferroviaria è il posto di Modena a cui sono di più affezionato.
Quella notte di un'anno fa che cambiò la vita degli emiliani mi ero appena addormentato. L'ennesima notte in cui i miei pensieri lottavano con il mio sonno.
In quel periodo per me stavano mutando molte cose ma non nel senso che ci si augura. Non è stato facile contenere le angosce e le paure. La grandezza del dolore e la determinata speranza con cui gli emiliani hanno affrontato la tragedia del terremoto, mi hanno dato la forza per sopportare le mie scosse personali.
Sulla strada del ritorno al capoluogo modenese da una giornata a dir poco estenuante dal campo di accoglienza 2 di Finale Emilia, mi raggiungesse una di quelle notizie che non vorresti mai accadesse neanche al tuo peggior nemico. Sono riuscito a camuffare lo sconforto in stanchezza. Ho immaginato che anche le madri dei bambini che fino a poco tempo prima ho fatto giocare, indossassero quella stessa maschera per non scoraggiare ulteriormente i propri figli. Ho pensato che il miglior modo per rispondere a questa telefonata fosse quello di ritornare il giorno dopo a Finale, anche perchè la testa per studiare l'ultimo esame universitario della mia vita, era occupata da altro.
Non avrei mai avuto la forza di reagire se intorno a me non ci fosse stato tanta speranza e voglia di ricominciare.
Qualche settimana dopo questa telefona, un'altra mi avrebbe comunicato un addio il cui coraggio si doveva trovare molto tempo prima, ma da poco avevo imparato che chi ti ama rimane oppure ti raggiunge invece di lasciarti. Questo l'ho capito dai trentini che si erano presi cura del campo 1 di Finale, e dai tantissimi volontari che lasciavano gli impegni di lavoro e studio per dare il loro sostegno alla ricostruzione.
Inoltre ho imparato che ci sono momenti che ti fanno crollare il mondo addosso e che ti cambiano la vita. Anche quando questi momenti sono brutti, quello che ci fa paura è il dopo, il domani che non si conosce ma che si preannuncia peggio del ieri.  Invece le macerie si posso togliere, le case si possono ricostruire, le ferite guarire e ricominciare a costruire meglio di prima. Ho imparato che se le certezze crollano, se ne possono costruire di nuove, anche più solide e sincere. I ricordi non si possono cancellare, ma si può impedire che il dolore con il quale sono incrostate ci rovinino il futuro come ha fatto con il passato.
Grazie Emilia, sei straordinaria.


"E proprio adessi io 
mi chiedo il perché 
di fronte a così tante cose 
a cui dire addio 
mi sento più forte di prima
mi sento più vicino a te "

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