Instagram

Instagram

domenica 11 agosto 2013

crisi: da opportunità ad alibi

Tra le parole più usate in questo periodo, indiscutibilmente “crisi” è quella tra le più citate. Nelle discussioni più frequenti, difficilmente si riesce ad evitare questo termine. La crisi economica e finanziaria che sta caratterizzando gli ultimi anni non si limita ad una mera recessione produttiva ma è il segno di un cambiamento globale che imperversa sulle nostre vite. Infatti in crisi non sono solo i conti pubblici, realtà che sembrano lontane dal semplice vivere quotidiano, ma anche istituzioni sociali radicate nel tempo come la famiglia o la Chiesa Cattolica. Più tangibile, invece, è la crisi che colpisce il welfare state, il sistema educativo e i cicli ambientali che regolano lo svolgere della vita sulla Terra.
Scritta in cinese la parola “crisi” è composta di due caratteri. Una rappresenta il pericolo e l’altra rappresenta l’opportunità. Il secondo aspetto è quello a noi sconosciuto. Il timore di provare, di sperimentare e di affrontare nuove sfide soffoca l’opportunità di far emergere quelle persone che con le proprie idee possono orientare il cambiamento, che se guidato dai protagonisti e con le modalità del passato, inesorabilmente ci faranno entrare nel circuito gattopardesco del “cambia tutto per non cambiare mai nulla”.
Bisogna avere il coraggio di volere orientare il cambiamento a seconda delle proprie passione. La crisi apre spazi in cui inserirsi in quanto il disorientamento generale è in cerca di nuovi punti di riferimento, ma troppo spesso ci  si aggrappa a consolidati principi per paura di poter sbagliare. Lo sbaglio più grande è proprio quello di non credere nelle proprie idee e nelle proprie capacità. Aspettare l’intervento salvifico del demiurgo di turno non fa altro che sottomettere la libertà di iniziativa al fascino perverso del clientelismo. Il cambiamento, anche quello positivo non è indolore. Ci costringe a rinunciare a schemi a cui si era abituati, ma il persistere della crisi equivale a voler rinunciare alle possibilità di miglioramento. La crisi da opportunità sta diventando un alibi per rimanere immobili, per giustificare la propria pigrizia, per mascherare le proprie mancanze.
Il cambiamento che si deve orientare ha dimensioni  piccole o grandi e non sono da riscontare solo negli altri, ma anche dentro ciascuno di noi. Senza scomodare la citazione di Gandhi «tu devi essere il cambiamento che vuoi vedere nel mondo» , si può affermare che non si può pretendere dagli altri quello che neanche noi siamo disposti a fare. Questo criterio, a mio parere, in Italia è stato eluso con un altro che prevedere la difesa degli interessi personali di tutti, siano appunto piccoli o grandi, a danno di quelli della collettività. Essendo l’interesse di quest’ultimo quello di tutti, per molte persone non è considerato come interesse proprio. Ed ecco che la prima cosa da dover cambiare è quella mentalità che non intende l’interesse di tutti come proprio.
La sfida più preoccupante non dovrebbe essere quella monetaria o dell’economia internazionale, ma l’assenza di una visione capace di interpretare i mutamenti in corso per costruire un futuro dove realizzare nuove forme di benessere.
A volte dal livello locale, con piccole idee, si può dare inizio a processi innovativi di lungo periodo.
Ci vuole molto coraggio a sostenere  le proprie idee e molto spirito di abnegazione nel realizzarle, soprattutto in posti dove l’immobilismo e la paura del nuovo aleggia come uno spettro.
Forse che le parole di chi ha guardato il mondo con occhi diversi e sguardo lungimirante, diventando di uno dei geni dell’umanità  posso venirci in aiuto per rendere più comprensibile la mia opinione:
«Non pretendiamo che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi può essere una grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi.
La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi, inibisce il proprio talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi è l'incompetenza. Il più grande inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita ai propri problemi.
Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia.
Senza crisi non c'è merito. E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro.

Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla.» (Albert Einstein)


Nessun commento:

Posta un commento