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mercoledì 15 maggio 2013

Peggio dell'anno scorso: l'amichevole politica vichese

Il mio paese è bellissimo il mese di maggio. L'inverno è ormai un ricordo, il sole riscalda i cuori e fa germogliare i fiori. La fine della scuola si avvicina e le notti d'estate ci attengono per sorprenderci con ricordi che vorremmo non finissero più. Il centrotavola si riempie di ciliege e le voci dei bambini che giocano in strada ci invitano ad andare a prendere un gelato.Bellissimo.Ma non in piena campagna elettorale per le comunali, soprattutto quest'anno.55 candidati, 55 famiglie, 55 clan, che ti fermano e ti chiedono " se sono occupato". Neanche fossi un cesso. Ti chiedo il voto e in cambio ti offrono il "bigliettino" con il loro nome. Tutti salutano tutti.Anche se l'estate si affaccia alle finestre, sulle strada si praticano slalom per evitare di indossare la maschera della menzogna: quella che dice SI a tutti. Lo capisco. I candidati vogliono che gli si menta, che gli si faccia fessi e contenti. Tutti vogliono evitare di fare discussioni antipatiche in pubblico, o di far imbronciare un probabile consigliere. L'onestà e la sincerità tanto declamata e richiesta non è apprezzata. Il più stronzo, se provi a dirlo che non lo voti, è capace di dirti che "non capisci niente".
Dico ai candidati, se incominciate a salutare tutti, continuate a farlo anche dopo le votazioni, così forse, questo periodo non sarà passato invano, perchè avete incominciato a prendere una buona abitudine. Non rovinate le amicizie per un voto non ricevuto dichiarato con un atto di sincerità, anzi forse queste sono le persone di cui circondarsi. Amicizia e politica teniamole separate come l'amore dal lavoro.
Sull'amicizia e la politica è l'ultima opinione pubblicata lo scorso aprile su Fuoriporta sulle elezioni passate, adatte anche per quella corrente.

<< Nel nostro paese, nei tempi della campagna elettorale per le comunali, assistiamo a miracoli della vita che solo in questo periodo possono accadere.
Nemici acerrimi che si contrastavano, improvvisamente, come folgorati sulla via di Damasco, ripongono l’ascia di guerra e dimenticano gli screzi del passato per ricominciare una nuova vita insieme. Certamente, le relazioni amicali come nascono così muoiono, ma quel che conta è “l’amicizia”, quel collante carico di passioni e attinenze comuni che permette di creare un progetto  condiviso.  Quali sono le motivazioni che spingono persone così diverse, che addirittura erano avversarsi ad associarsi? I maliziosi si pongo questa domanda, invece i più sensibili assistono alla pacificazione come un fatto naturale. Forse non esiste l’inimicizia, ma semplicemente delle incomprensioni o temporanee divergenze.  Come insegnano i politici vichesi, gli attriti possono, anzi devono, essere appianati e in qualche modo un punto d’accordo si deve trovare perché una mano lava l'altra e il nemico di oggi può essere l'amico di domani o viceversa. 
L'amicizia, certo è quel che conta e sul piano della relazione privata tutti dovrebbero essere contenti della ritrovata serenità degli altri, ma quando questa influenza le alleanze elettorali, assume un significato determinante per le sorti dell'amministrazione pubblica e dovrebbe suscitare la curiosità degli elettori. 
Essa non deve essere un elemento che deve condizionare le scelte di un buon amministratore, anche se questo comporta il rischio di suscitare dei malumori. L'amministratore pubblico deve essere un imparziale decisore delle questioni che riguardano la generalità della popolazione, sia presente che futura, di una comunità. In un paese piccolo come il nostro, è inevitabile che ognuno di noi abbia dei legami personali che possono creare degli imbarazzi quando si è portati a decidere per la cosa pubblica. Per dare credibilità all'azione politica, gli amministratori pubblici dovrebbero essere estranei dai legacci affettivi o amicali. I governanti dovrebbero coinvolgere i cittadini così da rendere trasparente i processi decisionali e considerare ogni persona diversa per qualità e uguale nei diritti e nei doveri. Innanzitutto il candidato sindaco dovrebbe avere la bravura di comporre la propria lista di uomini e donne capaci di realizzare un progetto basato sulle reali prospettive di sviluppo del territorio e non da persone che stanno insieme attraverso una formula matematica che totalizzi la somma di voti più alta possibile.
Il sindaco, dovrebbe essere un obiettivo punto di riferimento e non una pedina mossa dai gruppi di interesse detentori di pacchetti di consenso.
In molti affermano che cambiare idea è gesto di intelligenza, ma io preferisco quelli che dicono che sono le idee che cambiano le persone in quanto questo è segno di coerenza. Quest'ultima è garanzia di onestà e fiducia ma è difficilmente identificabile così come lo è distinguere l'intelligenza dalla furbizia.
I vichesi, il 6 e 7 maggio sono chiamati a decidere del proprio e del futuro degli altri. Dobbiamo scegliere se affrontare questa occasione con il coraggio di chi pensa all'interesse della comunità in cui vive, oppure, come si è sempre fatto, con la furbizia di chi scambia il proprio voto per una "amicizia" che porti, presumibilmente vantaggi personali.
Certo l'amicizia conta, ma dovrebbe contare di più l'interesse pubblico. Chi va a votare o ha la possibilità di farlo, decide anche il destino degli altri, per questo l'oggi dovrebbe essere il tempo del coraggio e non della furbizia per la semplice constatazione che non si possono risolvere i problemi con la stessa mentalità che li ha provocati.>>

P.S quest'anno si vota il 26 e 27 maggio






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