Le rivoluzioni hanno bisogno di nemici per perpetuarsi. Le soluzioni hanno bisogno di responsabilità per attuarsi. La barca della rivoluzione naviga su un fiume di sangue quella dei riformisti nel mare aperto della concordia e della rotta tracciata dalla Costituzione . Ci sono condizioni fertilissime nel caso si scegliesse questa via. Le elezioni hanno sancito il Parlamento più spaccato della storia repubblicana, ma anche quello più rinnovato, più giovane e con più presenze femminili. Questo articolo lo sto scrivendo il 17 marzo, giorno dell’Unità d’Italia che è più una necessità che una festa. Il nostro giovane e rinnovato Parlamento se si fa scappare questa occasione per pregiudizio scappa come i vigliacchi che hanno paura dell’amore. In questo caso l’amore della propria patria. Chi non fa parte della soluzione diventa parte del problema. La politica, quando entri nello spazio delle decisioni, non consente di avere le mani libere; decidere è sempre assumersi delle responsabilità. La politica è un mulino e se si vuole fare il pane bisogna sporcarsi. Come dice don Milani. “ a che serve avere le mani pulite se le si tiene in tasca?”. Se si sceglie la strada del riformismo si rendono possibili quelle riforme che l'Italia aspetta da anni e si reimposta in chiave di sostenibilità lo sviluppo del Paese. Se si sceglie la seconda si offre la possibilità alla rabbia di sfogarsi dando l’illusione di aver cambiato tutto ma in verità non è cambiato niente. Anzi è come quando il giardiniere pensa di somministrare l’antiparassitario invece da una soluzione che accelera la morte del fiore.
martedì 19 marzo 2013
La democrazia è un fiore. La rivoluzione è un mutamento che porta sempre a se stesso. Le riforme sono la necessità
La democrazia è un fiore. Il fiore è un essere vivente che deve essere innaffiato periodicamente, protetto dai parassiti, liberato dalle erbacce, potato per farlo crescere più bello e forte. Il fiore può subire delle gelate e appassire, ma i metodi per ravvivarlo non mancano. Come il fiore, la democrazia ha bisogno di cure costanti per rimanere vigoroso. Il giardino italiano è in crisi. È da ristrutturare. I modi per farlo sono due: o in maniera riformista o rivoluzionaria. Le rivoluzioni che hanno segnato la storia sono tutte caratterizzate da epurazioni, persecuzioni, uccisioni e odio. Come la rivoluzione francese, quella dei diritti e dell’uguaglianza, che ha sconfitto i privilegi del clero e la sopraffazione della nobiltà, ma che generò anni di sanguinose lotte fratricide, che terminarono, quando, Napoleone instaurò un altro genere di dittatura che aveva l’ambizione di sottomettere altre popolazioni che furono trucidate in nome dei diritti dell’ uomo e degli ideali dei Lumi. Il conflitto interno fu spostato all’esterno. Il nemico era lo straniero e non il francese monarchico o “traditore”.
Le rivoluzioni hanno bisogno di nemici per perpetuarsi. Le soluzioni hanno bisogno di responsabilità per attuarsi. La barca della rivoluzione naviga su un fiume di sangue quella dei riformisti nel mare aperto della concordia e della rotta tracciata dalla Costituzione . Ci sono condizioni fertilissime nel caso si scegliesse questa via. Le elezioni hanno sancito il Parlamento più spaccato della storia repubblicana, ma anche quello più rinnovato, più giovane e con più presenze femminili. Questo articolo lo sto scrivendo il 17 marzo, giorno dell’Unità d’Italia che è più una necessità che una festa. Il nostro giovane e rinnovato Parlamento se si fa scappare questa occasione per pregiudizio scappa come i vigliacchi che hanno paura dell’amore. In questo caso l’amore della propria patria. Chi non fa parte della soluzione diventa parte del problema. La politica, quando entri nello spazio delle decisioni, non consente di avere le mani libere; decidere è sempre assumersi delle responsabilità. La politica è un mulino e se si vuole fare il pane bisogna sporcarsi. Come dice don Milani. “ a che serve avere le mani pulite se le si tiene in tasca?”. Se si sceglie la strada del riformismo si rendono possibili quelle riforme che l'Italia aspetta da anni e si reimposta in chiave di sostenibilità lo sviluppo del Paese. Se si sceglie la seconda si offre la possibilità alla rabbia di sfogarsi dando l’illusione di aver cambiato tutto ma in verità non è cambiato niente. Anzi è come quando il giardiniere pensa di somministrare l’antiparassitario invece da una soluzione che accelera la morte del fiore.
Le rivoluzioni hanno bisogno di nemici per perpetuarsi. Le soluzioni hanno bisogno di responsabilità per attuarsi. La barca della rivoluzione naviga su un fiume di sangue quella dei riformisti nel mare aperto della concordia e della rotta tracciata dalla Costituzione . Ci sono condizioni fertilissime nel caso si scegliesse questa via. Le elezioni hanno sancito il Parlamento più spaccato della storia repubblicana, ma anche quello più rinnovato, più giovane e con più presenze femminili. Questo articolo lo sto scrivendo il 17 marzo, giorno dell’Unità d’Italia che è più una necessità che una festa. Il nostro giovane e rinnovato Parlamento se si fa scappare questa occasione per pregiudizio scappa come i vigliacchi che hanno paura dell’amore. In questo caso l’amore della propria patria. Chi non fa parte della soluzione diventa parte del problema. La politica, quando entri nello spazio delle decisioni, non consente di avere le mani libere; decidere è sempre assumersi delle responsabilità. La politica è un mulino e se si vuole fare il pane bisogna sporcarsi. Come dice don Milani. “ a che serve avere le mani pulite se le si tiene in tasca?”. Se si sceglie la strada del riformismo si rendono possibili quelle riforme che l'Italia aspetta da anni e si reimposta in chiave di sostenibilità lo sviluppo del Paese. Se si sceglie la seconda si offre la possibilità alla rabbia di sfogarsi dando l’illusione di aver cambiato tutto ma in verità non è cambiato niente. Anzi è come quando il giardiniere pensa di somministrare l’antiparassitario invece da una soluzione che accelera la morte del fiore.
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