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venerdì 8 maggio 2015

Fondata sul lavoro

"L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro".
L'articolo 1 racchiude lo spirito degli ideali di tutta la costituzione.
I costituenti hanno discusso a lungo sulle fondamenta della nostra Repubblica e non a caso. 
La prima parte del primo comma ( il secondo comma recita "La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione") dell'articolo 1 dichiara che l'Italia è una Repubblica democratica, e lo dice come prima cosa in assoluto. Quindi la Repubblica, la democrazia e l'Italia non sono scindibili, sono una in funzione dell'altra. Quindi mai più qualsiasi altra forma che non sia repubblicana e democratica. Mai più monarchie, mai più dittature.
La seconda parte, "fondata sul lavoro", può sembrare a molti una sintesi ideologica voluta dai padri costituenti comunisti, socialisti e popolari. Ad altri può sembrare una semplice speranza.
Invece ne è l'essenza della Costituzione e della nostra Repubblica.
può mai esistere un paese libero e democratico se i suoi cittadini non hanno l'opportunità di lavorare?
può mai esistere un paese libero e democratico se i doveri dei lavoratori si trasformano in ricatti e le tutele in privilegi?
può mai esistere un paese libero e democratico se i diritti dei lavoratori non sono sostanziali?
la famiglia, riconosciuta dall'Art 29 può essere creata e sostenuta se i componenti non hanno un lavoro e un lavoro che dia delle certezze?
i cittadini possono avere libertà di parola, di pensiero e di associarsi se sono senza lavoro o un lavoro precario?
può mai prosperare il benessere e la civiltà di una nazione se i migliori giovani sono costretti ad emigrare per lavorare, o peggio a pregare il solito notabile per un posto di lavoro?
I costituenti hanno fondato la Repubblica sul lavoro, come dice, non a caso, dopo lunghi mesi di discussione accettando la mediazione di Fanfani. Non hanno scelto di fondarla sui lavoratori perché aveva un'impronta troppo operaistica escludendo in questo modo i lavori dirigenziali e la schiera di cittadini che non lavorano.
Il lavoro è il diritto e il dovere che tutti dobbiamo pretendere, l'ambizione di ogni cittadino che lo rendere partecipe del destino della comunità, attraverso il proprio impegno.
Il lavoro è una livella, ci rende uguali perché ognuno svolgendo il proprio compito fa accrescere l'altro. Ogni cittadino che lavora con dedizione hanno pari dignità, senza nessuna distinzione di mansione.
La parola lavoro si riesce a trovare in ogni frase di quella poesia chiamata art 3 "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."
Io non sono bravo con le parole ma spero di essere riuscito almeno in parte a far capire lo spirito della festa del Primo Maggio e dell'art 1 della nostra Costituzione. Questa spirito che non può scindere da quello del 25 Aprile e del 2 Giugno, giorno della Liberazione dal fascismo e della nascita della Repubblica.
Ebbene questo spirito è stato preso a picconate dalla solita politica clientelistica e da una serie di norme che in nome della flessibilità mai realizzata, sacrosanta in un mondo in continuo mutamento, ha reso il lavoro uno strumento di schiavitù invece che di libertà.

Ricattati dai contratti a termine, dagli orari impossibili, dalle paghe umilianti, anche il diritto allo sciopero diventa formale.
Fa ancora più rabbia vedere che sono stati proprio gli eredi di quei partiti che hanno voluto fondare la Repubblica sul lavoro, che con il Job Act e la recente riforma sulla scuola, solo per fare alcuni esempi, sono venuti meno al giuramento di rispettare e applicare la Costituzione e hanno reso la nostra Repubblica meno democratica.
Auguri a tutti gli eroi quotidiani che con la dignità e la dedizione del loro lavoro si sono messe sulle spalle il destino di questa nazione
e una preghiera a tutti quei lavoratori che hanno perso la vita sul lavoro.

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