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venerdì 24 maggio 2013

Perchè scrivo?

Perchè scrivo?
Scrivo molto e mi sono fatto questa domanda. Ho trovato la risposta e mi identifico completamente in queste parole di Michela Marzano:


"Oggi una persona mi ha chiesto perché scrivo. Se avessi in mente un pubblico ben preciso. Se ogni volta avessi un obiettivo particolare.
Già… perché scrivo?
C’è chi scrive per raccontare storie. Per far sognare. Per divertire. E c’è chi ci riesce benissimo. Ci sono libri capaci di prenderci per mano e accompagnarci alla scoperta di tanti universi diversi, fatti di storie tristi o felici. In fondo poco importa. Ciò che conta è la scoperta e la meraviglia. Mettere da parte il proprio quotidiano per vivere quello che altrimenti non si sarebbe mai potuto conoscere.
C’è chi scrive per ricostruire il mondo. Dopo averlo smontato per mostrarne i problemi. Per spiegare come ci si dovrebbe comportare.  Il giusto e il bene. Il valore delle cose e il loro rispetto…
Io, però, non scrivo né per raccontare storie, né per rifare il mondo.
Io scrivo solo perché non posso fare altro che scrivere. Perché talvolta le parole irrompono. Perché è l’unica cosa che mi piace veramente.
Scrivo per rintracciare il bandolo della matassa della mia vita. Scrivo per fare chiarezza all’interno del mio cuore. Scrivo per mettere delle parole su quello che provo. Scrivo per capire cosa sia l’amore…
In fondo, scrivo per me. Anche se talvolta qualcun altro si riconosce in quello che scrivo… La magia della scrittura. Che sorprende chi scrive forse ancora di più di chi legge…"

Alla risposta aggiungo soltanto che scrivo per sentirmi parte di una comunità composta da persone che molto probabilmente concorda in quello che dico ma non ha la forza o le parole giuste per esprimersi, così come è capitato molte volte a me. "La paura degli esseri umani e di essere umani" è il verso di una canzone dei Marta sui Tubi, ma che racchiude il senso di quello che in pratica voglio dire. Preferiamo essere fotocopie di un manuale che se lo leggiamo neanche ci piace, piuttosto che scrivere il nostro personale libro. Ogni libro narra storie diverse ma racconta la stessa morale perché il protagonista è sempre lo stesso: un Uomo o una Donna. Manifestare quello che si prova e si pensa è come liberare un uccello dalla gabbia, ma è più rassicurante e apparentemente meno doloroso reprimere quello che, per il senso comune è sconveniente, ma che molto probabilmente è quello che tutti vorremmo ma non abbiamo il coraggio di dire.  Quel che diciamo sono luoghi comuni, ripetuti da tutti, impregnati alcune volte di volgarità e superficialità. Parole illuminate piene di significato, frutto di un laborioso contrasto interno e comprensione del mondo, possono diventare vacue, quando ripetute all'infinito come un rosario non riescono a scombussolarci il pensiero e a far germogliare il fiore del dubbio. Approfondire, se stessi, facendosi aiutare da parole pensate e non urlate forse è più complicato ma serve per leggerci dentro.  Infondo non siamo molto diversi anche se nell'apparenza cerchiamo di essere uguali, ma quasi mai se stessi.









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